CANTO XIV – Alla luna
(Giacomo Leopardi Recanati, MC 29/6/1798 – Napoli 14/6/1837)
O graziosa Luna, io mi rammento
che, or volge lanno, sovra questo colle
io venia pien dangoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva,
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto,
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, ché travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta Luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar letate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che laffanno duri!
Dello stesso autore: A sè stesso – A Silvia – Canto notturno di un pastore errante dell’Asia – Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere – Il primo amore – L’infinito – La quiete dopo la tempesta
Il mio Leopardi ….quanta gioia, di mattino con questa stupenda poesia….
Un abbraccio Piero !
Ricordi dei tempi della scuola. Amavo Leopardi e la sua malinconia. Ciaooooooooo
Quanto mi piace la parola ricordanza…
Ieri sera c’era una luna meravigliosa.
Ieri era bellissima la luna da dedicarle le più belle poesie !
Infatti l’ho notata anch’io in queste sere!
Bella e triste la poesia di Giacomo! E come poteva mai esser felice se la sua sorte gli fu così tanto ostile ?
"E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l’etate
del mio dolore" e i ricordo del tempo giovanil.
Grazie di tutte queste belle poesie!
Splendida: che bel dono ricevo leggendo Leopardi, bei ricordi e dolorosi per il tempo che passa, giustamente come dice lui.